Una trattazione molto esaustiva sul reato di genere ovvero nel caso specifico sul reato compiuto in danno di una donna da parte di un partner o ex partner per motivi per lo più emotivi e passionali. L'articolo tratta sia della Legislazione ovvero del Codice Rosso e di altri interventi del Legislatore ma anche del supporto alla vittima, dell'ascolto della stessa, della rete di supporto nonchè della rieducazione del reo. Un quadro molto esaustivo anche per stilare una strategia difensiva efficace.
L’arringa nel processo penale è sicuramente uno dei passaggi più emozionanti tanto per chi la illustra tanto per chi la ascolta.
Ovviamente, non è sempre così preso atto che molte sono le qualità che il professionista deve avere per rendersi protagonista di una performance efficace, coinvolgente, chiara, precisa e anche piacevole da ascoltare.
Non esiste una “naturale” predisposizione a ben esporre le argomentazioni difensive in sede di arringa.
Anche questa, invero, richiede una attenta preparazione circa:
– i tempi;
– i modi di esporre gli argomenti più efficaci;
– lo spazio da dedicare ad ogni singola argomentazione che si vuole illustrare;
– come e in che misura dedicare il tempo a disposizione per confutare le argomentazioni delle altre parti (accusa pubblica e privata);
– l’utilizzo delle pause, della retorica e dell’ironia.
Già Cicerone, del resto, aveva teorizzato il modo più auspicabile per convincere i Giudici con l’intervento finale del Difensore.
Nel nostro processo l’arringa ha sicuramente il suo valore (e, come detto, conserva ancora potenzialmente un grandissimo fascino) ma non è che l’atto finale di scelte difensive strategiche che devono essere compiute fin dall’inizio, non già della fase di merito processuale ma di quella procedurale ovvero quando ancora sono in corso le indagini preliminari.
Far sottoporre o meno l’indagato ad interrogatorio, come valutare ed utilizzare gli esiti di una perquisizione, depositare quei documenti piuttosto che altri, quale rito scegliere per la fase di merito, quali testi citare, quali domande di esame e controesame porre, sono tutti passaggi che sono il preludio e i presupposti di quelle riflessioni ed argomentazioni che l’arringa comporrà e riassumerà nella ricerca della massima efficacia frutto di una esposizione dotta, elegante, interessante, coinvolgente, precisa e – ovviamente – convincente.
Pensare che una buona arringa possa fare totalmente la differenza tra un processo fausto o meno per l’accusato, mi sembra sia un pensiero quasi magico essendo l’ultimo intervento del Difensore, come detto, il diretto portato di scelte e strategie procedurali (ovvero non sono processuali) che si snodano dalla contestazione dell’accusa fino al termine del processo.
Ciò non toglie, ovviamente, che, come tutti gli adempimenti tipici dell’attività difensiva, anche l’arringa DEVE essere pianificata, studiata e preparata per essere davvero utile alla difesa dell’incolpato.
Devono essere ben chiari al Difensore alcuni punti cardine imprescindibili:
– occorre isolare i punti salienti dell’argomentazione difensiva e collegarli nel corso dell’arringa;
– occorre scegliere quelle argomentazioni che contraddicono o danno una versione alternativa (convincente) rispetto a quella dell’accusa (Pubblica e privata che siano);
– occorre evitare di tacere e non trattare i punti di forza dell’accusa ma, anzi, adottare la cosiddetta “tecnica della vaccinazione” ovvero vaccinare il Giudice circa i possibili punti deboli della difesa illustrati dalla Pubblica Accusa. Soprassedere circa un punto debole della versione difensiva così come evidenziato dall’accusa è un grave errore strategico. se possibile, conviene SEMPRE trovare una riflessione, uno spunto, una considerazione, magari una prova o un indizio che deponga in senso opposto circa una vuoto difensivo sfruttato e sottolineato dall’accusa;
– è necessario isolare e illustrare con dovizia di particolari tutti i punti deboli della versione dell’accusa partendo dal presupposto che la Difesa nulla deve dimostrando anche solo l’esistenza di un dubbio ragionevole;
– occorre tenere conto dell’effetto primacy e recency per i quali rispettivamente le argomentazioni esposte per prime e per ultime sono quelle che rimangono più impresse a chi ci ascolta.
– I tempi. Si legge spesso di arringhe che durano ore. Effettivamente ci sono processi che non possono che trovare un epilogo diverso. Vicende che si snodano per anni, una moltitudine di imputati, argomentazioni tecniche e di merito che richiedono certosine illustrazioni. Al netto di tali evenienze bisogna partire dal presupposto che fisiologicamente l’attenzione di un ascoltatore “non allenato” si protrae inalterata per circa venti minuti. Dopo tale arco di tempo si assiste di norma ad un calo di concentrazione dell’uditorio. Un lasso di tempo assolutamente breve ed insufficiente per illustrare argomentazioni difensive con la dovuta esaustività e chiarezza. Ma, in ogni caso, MAI dimenticarsi che l’attenzione del Giudice (monocratico o collegiale che sia) ha un limite e che occorre tenerla viva con abilità retoriche che si apprendono e che nessuno conosce senza averle studiate solo perché “è portato a parlare in pubblico”. Pause, cambi di intonazione, figure retoriche, immagini vivide, se occorre ironia e soprattutto argomentazioni fluenti e logiche anche se sottili ed elaborate aiutano a tenere desta l’attenzione di chi ci ascolta.
– non perdere tempo a cercare carte ed appunti ma tenerli a portata di mano per non interrompere il ritmo del discorso;
– non pretendere di imparare a memoria pagine e pagine dattiloscritte di una arringa trascritta nella solitudine e la calma dello Studio. Una volta in aula sarà difficile avere quella lucidità e freddezza per ripetere tutto come se fosse una poesia. Semmai, annotare i punti più importanti del nostro intervento e avere ben in mente – sul quel punto – quale siano l’obbiettivo difensivo, le argomentazioni in atti ed il percorso logico giuridico per raggiungerlo.
– se nel corso dell’arringa devono essere affrontati passaggi tecnici complicati o illustrare evenienze complesse sia in fatto che in diritto, è bene chiedere la registrazione dell’arringa e la successiva trascrizione in modo che sia più facilmente fruibile dal Giudice del grado successivo.
L’arringa rimane quindi un passaggio importante del processo penale ed è il punto di arriva di tutta la strategia processuale.
Un incombente che assolutamente (come tutti quelli tipici della Difesa) NON DEVE ESSERE IMPROVVISATO ma preparato nei minimi dettagli (con le raccomandazioni di cui sopra) sia nella forma che nel contenuto.
Qui sotto è scaricabile il File di una arringa del sottoscritto in un processo per violenza sessuale.
Un professore di scuola media era stato accusato di aver tentato di toccare le parti intime di due alunne nel corso di una lezione mentre le due ragazzine erano alla cattedra a seguire la lezione.
Le accuse si dimostrano del tutto infondate e frutto di un travisamento da parte degli alunni e il professore è assolto con formula piena in primo grado.