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Sondrio, 26 novembre 2011 – Non si è ancora entrati nel vivo, ma è già acceso il clima nel processo che vede alla sbarra i tre presunti estorsori residenti in provincia di Brescia: Alessandro Stuto, 38enne residente a Capriolo, Antonio Di Sarno, 39enne residente a Roncadelle, e Roberto Frascarino, 37enne a Castenedolo. I tre (insieme a un quarto presunto complice, Antonio Capobianco, che non essendo stato arrestato non può essere processato con loro con rito immediato custodiale, ndr) sono accusati di tentata estorsione nei confronti di un imprenditore sondriese, Claudio Bianchi, proprietario della ditta edile Edilbi.
Se questa prima udienza fosse un match sportivo si potrebbe parlare di un sostanziale pareggio tra difesa e accusa, e ancor più tra difesa e parte civile, rappresentata quest’ultima dall’avvocato Giammarco Brenelli. Ieri nell’aula Guadagnino di Palazzo di Giustizia si è parlato di ammissibilità delle prove e dei testimoni.
E se si può dire che Brenelli ha vinto la battaglia dei testimoni, poiché i giudici (il presidente Gianfranco D’Aietti, Pietro Della Pona e Antonio De Rosa) hanno dato una decisa sforbiciata alla lista dei testi, che passano da un centinaio a poco più di 20, come richiesto da Brenelli, i legali degli imputati (Giuseppe Maria de Lalla per Stuto, Giuseppe Romualdi per Di Sarno e Paolo Botticini per Frascarino) hanno segnato un importante punto sulla questione dei documenti ammessi come prova, praticamente tutti quelli richiesti, comprese alcune registrazioni effettuate da Alessandro Stuto mentre parlava con Bianchi. E ieri è stato anche fissato il calendario delle udienze per l’audizione dei testi: il 2 marzo sfileranno i 14 testimoni dell’accusa, rappresentata in aula dal Pm Stefano Latorre, il 9 marzo parleranno gli imputati e sarà poi il turno dei testi della difesa.

Le strategie delle parti in causa, comunque, sono già chiare: gli avvocati dei tre uomini, sostanzialmente, vogliono dimostrare che i soldi richiesti all’imprenditore rappresentassero un presunto credito di Stuto, che negli anni ha lavorato in almeno 4 cantieri della Edilbi. Non solo, sotto la lente di ingrandimento anche il sistema di subappalto messo in atto dalla ditta, che sarebbe poco chiaro e giustificherebbe in qualche modo il gesto dei tre uomini.
Accusa e parte civile, invece, sostengono non solo che questo debito di Bianchi non esiste, ma anche che l’imprenditore poteva invece vantare un importante credito nei confronti di Stuto, a cui aveva anticipato e prestato oltre 30mila euro. E ci sarebbe anche un documento, firmato da Bianchi e da Stuto, che prova l’esistenza di questo debito del bresciano.
Comunque, secondo l’accusa la prova dell’estorsione starebbe anche nella pistola che Bianchi dice di aver visto in mano a Frascarino (ma su questo punto la difesa ha chiesto un esame giudiziale per provare che l’imprenditore non può aver visto quello che dice di aver visto) e nella mazza che i tre portavano in auto quando sono stati arrestati e che testimonierebbe l’intento di minacciare l’imprenditore.
Intanto, gli imputati ora sono agli arresti domiciliari nonostante la Cassazione abbia confermato la sentenza del Riesame con la quale era stata disposta la carcerazione, poiché il Collegio giudicante ha accolto la richiesta degli avvocati difensori, che ieri hanno presentato istanza di ulteriore alleggerimento della misura cautelare.
di Susanna Zambon

Da: IL GIORNO edizione di Sondrio del 26 novembre 2011: http://www.ilgiorno.it/sondrio/cronaca/2011/11/26/626676-presunta_estorsione_edilbi.shtml

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