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Come già accaduto per altri interessanti elaborati pubblicati sulle pagine del sito dello Studio legale de Lalla, ho ancora una volta il piacere di evidenziare qui la Tesi di Laurea della Dottoressa Giulia Lodi laureatasi in Giurisprudenza presso l’Università statale di Milano – Bicocca nell’anno accademico 2021-2022.

La tesi dal titolo CYBERSTALKING: PROFILI NORMATIVI E PROCESSUALI consta dello studio approfondito di oltre cento Sentenze emesse dal GIP presso il Tribunale di Milano in materia, appunto, di atti persecutori aggravati ex art. 612 comma II^ c.p. consumati per mezzo di internet ovvero attraverso la posta elettronica ed i social media.
L’argomento, che la Dottoressa Lodi tratta con competenza, passione, illustrando un interessante e prezioso taglio pratico, è quantomai attuale sotto almeno due profili.
Innanzitutto, il reato di atti persecutori fin dalla sua introduzione nel codice penale nel 2009, ha rappresentato e rappresenta (il più delle volte) un efficace rimedio per la risoluzione di situazioni che provocavano alla vittima intense preoccupazioni e sofferenze ma che, prima della novella legislativa, erano considerate legalmente singole ipotesi di reati molto meno gravi rispetto allo stalking (ingiurie, diffamazioni e molestie) che non permettevano l’applicazione di misure cautelari ed erano spesso di competenza del Giudice di Pace che, come noto, non applica pene detentive.
Secondariamente, il reato di atti persecutori è spesso il prologo di condotte che astrattamente potrebbero aggravarsi in un relativamente breve arco di tempo (e mi riferisco soprattutto a condotte di stalking agite a seguito della rottura di una relazione sentimentale), di tal che l’intervento dell’Autorità Giudiziaria (o di quella Amministrativa nel caso di richiesta di ammonimento al Questore) proprio a seguito della consumazione di condotte persecutorie raggiunge l’obbiettivo di interrompere l’escalation della violenza agita in danno della vittima.
La tesi della Dottoressa Lodi riguarda il cyberstalking previsto dal comma II^ dell’art. 612 bis c.p. che il Legislatore definisce come quella forma di atti persecutori realizzati dall’agente per mezzo di strumenti informatici e telematici.
E’ di assoluta evidenza che si tratta di condotte gravi ed invasive proprio per la capillarità, la pubblicità e soprattutto l’incisività dei messaggi persecutori e minacciosi concretamente incidenti sulla libera determinazione e la tranquillità della vittima preso atto dello strettissimo legame tra la persona offesa e la di lei “personalità digitale” che può oggi definirsi, a mio avviso, una tangibile e sensibile estensione informatica della persona fisica.
La tesi della Dottoressa Lodi è ben scritta, completa e prende le mosse da una attenta analisi della violenza di genere agita con il mezzo informatico con una sintesi preziosa dei profili propri dei reati informatici.
L’illustrazione dell’analisi delle oltre cento Sentenze che la Dottoressa Lodi ha esaminato danno alla tesi (che ho qui il piacere di riportare in formato pdf scaricabile) un taglio anche molto pratico ed attuale prezioso anche per gli “addetti ai lavori”.
Buona lettura.

Avv. Giuseppe Maria de Lalla

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Con il presente lavoro di tesi magistrale a ciclo unico in Giurisprudenza, ho analizzato 123 sentenze dell’Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Milano, nel periodo dal 2015 al 2017, con l’obiettivo di andare a comprendere in che modo lo stalking, e nello specifico la sua aggravante di cyberstalking, siano presenti nelle nostre vite e come si contrasta, o si potrebbe contrastare, tale fenomeno.
Il concetto di cyberstalking risulta essere tuttora incerto e dibattuto, in assenza di una definizione chiara ed universalmente accolta.
Una delle prime definizioni individuate va a definire il fenomeno, utilizzando quale riferimento principale gli elementi individuanti il concetto di stalking, come «l’utilizzo di internet, della posta elettronica o di altri dispositivi di comunicazione elettronica per molestare un’altra persone attraverso una condotta minacciosa e ripetuta», non per questo meno grave e insidioso della sua controparte offline.
Infatti, l’utilizzo dei social media, come Instagram, Facebook, WhatsApp e molti altri, sono entrati all’interno delle nostre vite, incidendo parecchie volte in modo negativo e affiancandosi sempre più spesso alla “violenza di genere”.
L’insidiosa presenza di questi reati, specialmente quando commessi nei confronti delle donne, ha catturato la mia attenzione e la mia curiosità mi ha spinto ad approfondire questo argomento.
Ciò che ho dedotto dall’analisi delle sentenze, oltre ad alcune informazioni sul sesso delle vittime e degli imputati, piuttosto che le relazioni intercorrenti tra essi, è la necessità di una maggiore tutela per le vittime di stalking informatico, magari prevedendo una fattispecie ad hoc di cyberstalking, separandolo dunque dall’art. 612 bis C.P., che punisca però non il puro utilizzo di strumenti informatici ma che si concentri sui social network che comportano tutta una serie di conseguenze talvolta assai peggiori per la vittima.

Dottoressa Giulia Lodi

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