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Segnaliamo con questo articolo la pubblicazione odierna di una notizia apparsa su diversi quotidiani cartacei e on line lanciata dall’Agenzia ANSA.
La vicenda è già stata tratta su queste pagine: si tratta della dolorosa iniziativa di un padre e di una madre che decidevano di denunciare il figlio minorenne affetto da patologia psichiatrica al fine di garantirgli le migliori e più celeri cure a seguito di un fallimentare trattamento “sul territorio” ad opera dei Servizi Sociali competenti territorialmente.

Abbiamo trattato ampiamente tutti i passaggi della vicenda in questo articolo:
https://www.studiolegaledelalla.it/intervista-avv-de-lalla-studio-legale-del/
https://www.studiolegaledelalla.it/denuncia-minorenne-maltrattamenti-famiglia/

Come già riportato nei precedenti articoli, il giovane Riccardo (un nome di fantasia), a seguito della denuncia dei genitori assistiti dallo STUDIO LEGALE DE LALLA, veniva posto dopo numerosi solleciti, presso una Comunità terapeutica in quel di Bedonia che si rilevava assolutamente inadeguata sia come organizzazione e destinazione (si trattava di una Comunità rieducativa e NON terapeutica come, al contrario, sancito dal Giudice con il provvedimento di collocamento) sia quale struttura (risultava essere in condizione igienico sanitarie precarie con personale non preparato, mobilio ammalorato e – gravissimo – con gravi deficienze organizzative anche in relazione alla somministrazione di medicinali).

Riccardo, inoltre, veniva derubato di tutti i suoi vestiti ed averi dagli altri ospiti della comunità e bullizzato con un video divenuto virale sui social per poi essere “dimesso” dalla comunità con un T.S.O. e rimandato all’Ospedale San Paolo di Milano nel reparto di psichiatria.

A seguito di tali avvenimenti, la madre del ragazzo reperiva autonomamente una comunità in Lombardia e sempre in maniera del tutto autonoma – senza la minima collaborazione da parte dei Servizi Sociali responsabili (anche) della quantomeno inopportuna collocazione nella Comunità dei Bedonia – provvedeva con il padre a portare Riccardo in comunità con un rocambolesco viaggio che si concludeva con l’arrivo in comunità unitamente a tre pattuglie della Polizia di Stato che dovevano intervenire a seguito delle intemperanze di Riccardo.

Successivamente, a seguito di un intervento dei Carabinieri del N.A.S. sollecitato dalla madre di Riccardo, la comunità di Bedonia veniva chiusa e gli ospiti trasferiti in altre strutture essendo state riscontrate gravi violazioni sia delle condizioni igieniche, organizzative e del personale.

Ebbene – rinviando alle pagine del sito sopra segnalate per una ricostruzione più dettagliata degli avvenimenti – proprio a seguito della chiusura della comunità di Bedonia quale ultimo atto a conferma dell’intervento fallimentare, deficitario e superficiale degli operatori tutti coinvolti nel trattamento di Riccardo, i genitori decidevano con lo STUDIO LEGALE DE LALLA di depositare un esposto alle Procure competenti (Milano e Cremona) e all’Ordine dei Medici di Milano al fine di sottoporre al vaglio dell’Autorità Giudiziaria le condotte dei denunciati affinché fossero verificata l’esistenza di eventuali profili di responsabilità penale dolosa e/o colposa (preso anche atto che a seguito di segnalazione della responsabile della comunità di Bedonia avvallata dai Servizi Sociali i genitori di Riccardo subivano anche la grottesca conseguenza di essere destinatari di una proposta di limitazione della responsabilità genitoriale tutt’ora pendente).

Occorre evidenziare che molto spesso, purtroppo, le famiglie si trovano in una situazione di grande disagio nei confronti dei Servizi Sociali chiamati a coadiuvarle, monitorarle e sostenerle. Ed Invero, si verifica una sorta di conflitto di interessi per il quale i destinatari dell’intervento (le famiglie, appunto) vengono percepite dagli operatori oppositive (se non collaborano), manipolatorie (se collaborano), ostruzionistiche (se cercano di far notare delle criticità) e gestite di conseguenza senza che – E QUESTO DAVVERO RISULTA L’EMPASSE MAGGIORMENTE DELETERIO E FRUSTRANTEi diretti interessati (ancora le famiglie) possano effettivamente ed in maniera costruttiva confrontarsi con i Servizi Sociali correndo il concreto rischio che la loro situazione (o quella di un loro caro, spesso un figlio) peggiori quale reazione (….o ritorsione) degli operatori coinvolti.

E’ evidente che ciò accade in una porzione assai minoritaria dei casi seguiti con successo, passione, dedizione e competenza dai medesimi Servizi Sociali; ma quelle poche vicende simili a quella di Riccardo risultano essere semplicemente devastanti per le famiglie coinvolte.

Si potrebbe provare – ma è solo una riflessione di chi scrive – a limitarne ancora di più il numero assicurando una preparazione specifica ed aggiornata degli operatori, una loro implementazione sul territorio nonché l’istituzione di una sorta di Collegio di probi viri composto in modo eterogeneo (un legale, un responsabile dei Servizi Sociali competenti ed un medico specializzato) al quale le famiglie possano rivolgersi nel caso in cui sentissero la necessità di segnalare delle criticità nei loro rapporti con i Servizi Sociali che – al netto di ogni retorica – ricoprono una posizione assolutamente rilevante nella pianificazione, gestione e determinazione del destino di molti minori (e quindi delle loro famiglie) in situazioni personali e familiari difficli.

SEGNALIAMO QUI L’INTERVENTO DELL’AVV. DE LALLA E DELL’AVV. MORONA ALLA TRASMISSIONE “STORIE ITALIANE” IN ONDA LA MATTINA DEL PROSSIMO 27 DICEMBRE 2022 SU RAI UNO PROPRIO IN MERITO ALLA VICENDA CHE QUI CI INTERESSA.

https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/nostro-figlio-vittima-dei-bulli-indagate-sulla-comunita-1.8407666

https://www.parmatoday.it/cronaca/16enne-bullizzato-comunita.html

https://www.ansa.it/lombardia/notizie/2022/12/21/sedicenne-bullizzato-e-filmato-in-comunita-esposto-a-milano_e4040e1a-c1d6-4ad4-ba79-2699a5a29dee.html

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